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martedì 26 aprile 2016

Austria: la vittoria degli xenofobi una lezione (di troppo?) per l'Europa

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 26/04/2016 

Il giorno dopo, l’Europa rimurgina sulla lezione di populismo impartitale dall’Austria: pulsioni xenofobe e nazionaliste si contrastano solo con azioni tempestive ed efficienti, là dove la gente percepisce crisi e insicurezza; e i partiti tradizionali non recuperano posizioni riconcorrendo gli xenofobi sul loro terreno, perché se la scelta è tra l’originale e un’imitazione gli elettori scelgono l’originale.

Così, la decisione del governo austriaco di ‘grande coalizione’, i social-democratici del premier Werner Feyman e i popolari, di scimmiottare l’estrema destra anti-immigrati erede, progettando barriere come i Paesi balcanici e dell’Europa dell’Est che vi sono avvezzi ri rivela perdente, oltre che sbagliata.

Il Partito della Liberta, Fpoe, la formazione fondata negli Anni Novanta da Jorg Haider, scomparso in un incidente nel 2008, ha stravinto il primo turno delle presidenziali. Per la prima volta dalla fine della Secondo Guerra Mondiale nessuno dei due partiti alternatisi al potere dal 1945, i popolari e i social-democratici, raggiunge il secondo turno.

Se l’internazionale euro-scettica continua a esultare, a destra – e lo si capisce, fra xenofobi -, ma pure a sinistra – e, sinceramente, non ha senso -, le forze politiche tradizionali sono sul chi vive: Matteo Renzi parla di “campanello d’allarme” e invita l’Ue a investire contro i populismi; ma campanelli ne sono già suonati molti negli ultimi anni e questo pare più un gong fragoroso.

Al ballottaggio del 22 maggio vanno il vincitore del primo turno Norbert Hofer, ingegnere, 45 anni,  che ha avuto il 36,4% dei voti, e il verde Alexander van der Bellen (20,4%), economista di 72 anni che tra il 1997 e il 2008 aveva guidato gli ecologisti austriaci, senza mai ottenere un risultato così positivo. Resta fuori la candidata indipendente Irmgard Griss, che pure sorprende tutti con il 18,5%.
I candidati dei due partiti tradizionali, il socialdemocratico Rudolf Hundstorfer e il popolare Andreas Khol, hanno racimolato poco più dell’11% ciascuno. Il cancelliere Feyman ne deduce che “il governo deve lavorare di più” e, magari, meglio. E resta da vedere se, a questo punto, l’alleanza tra perdenti non subirà incrinature.

"Questo è l'inizio di una nuova era politica", commenta il leader Fpoe Heinz-Christian Strache, che s’è tenuto fuori dalle presidenziali per potere guidare il partito alle politiche nel 2018 (i sondaggi, oggi, gli accreditano un terzo dei voti). Per Strache, "una cosa è ora chiara: l’ampia e massiccia insoddisfazione” popolare per l’azione del governo.

E lo stesso Hofer, definito "la faccia amichevole dell'Fpoe", uno che ama farsi vedere in pubblico con una pistola Glock (‘made in Austria’), ha già minacciato di licenziare il governo, se non riuscirà a fronteggiare gli arrivi dei migranti.

Ora, Hofer corre un po’: primo perché la carica di presidente in Austria è meramente simbolica, più o meno come in Italia, e, una volta eletto, non potrà certo fare il bello e il cattivo tempo; e secondo perché arriva in testa al ballottaggio, ma non ha ancora vinto, essendo possibile il formarsi alle urne d’una coalizione anti-xenofobi. Un po’ l’equivalente del ‘riflesso repubblicano’ che in Francia impedisce l’elezione a presidente d’un, o una, Le Pen.

L’immigrazione e il rapporto tra il Nord e il Sud dell’Unione europea, e anche tra l’Ovest e l’Est, essendo l’Austria sempre in posizione di cerniera, sono i temi della rottura tra forze al governo ed opinione pubblica, in un Paese che nel 2015 ha gestito 90 mila domande di asilo – sarebbe come se l’Italia ne avesse trattato mezzo milione -. Ma i primi atti del cancelliere Feyman dopo il voto fanno temere che la lezione dell’originale e della copia non sia stata compresa: il governo, che ha già sospeso l’applicazione degli accordi di Schengen e progettato una barriera al passo del Brennero, sul confine con l’Italia, s’appresta a inaugurarla mercoledì e a dare a un giro di vite ulteriore a tutte le frontiere.

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