P R O S S I M A M E N T E

Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore

venerdì 1 aprile 2016

Libia: missione?, se Obama vuole vedere il bluff di Renzi

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 01/04/2016

Per ora, l’Italia manda in Libia 860 tonnellate di aiuti alimentari d’urgenza e kit medici generici capaci di consentire la cura di 30mila pazienti – leggasi, soprattutto, feriti -. Lo concorda il ministro degli Esteri Gentiloni, parlando al telefono con il premier libico designato al Sarraj, che – chiarisce puntigliosamente una nota della Farnesina – gli risponde “dal proprio ufficio”, a Tripoli: non è dunque chiuso in una base militare; cioè, sì, ma ha lì un ufficio.

Al Sarraj riferisce a Gentiloni che nella capitale non vi sono scontri, anche se “il quadro resta caratterizzato da tensioni”. L’aeroporto, dove ieri il premier non è potuto scendere, resta chiuso – lui è arrivato via mare -. Suoi oppositori hanno incendiato un tendone, prima d’essere dispersi dalle milizie, che, comunque, non lo appoggiano. L’impegno di al Sarraj di lavorare per l’unità del Paese sembra avere sortito finora un risultato non positivo, cioè una sorta di coalizione tra il governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, e quello di Tripoli, autoproclamato, contro il governo di unità nazionale a patrocinio Onu, che nessun parlamento libico ha finora avallato.

L’eco delle tensioni libiche giunge evidentemente smorzata negli Stati Uniti, dove Obama riunisce un Vertice anti-terrorismo, cui il premier Renzi si presenta dopo alcuni siparietti dal Nevada all’Illinois al Massachusetts che non trasudano drammaticità; anzi. A Boston, s’esibisce in una reverenza preventiva a Hillary Clinton, che lo ha già gratificato di una citazione in campagna elettorale: parlando “da segretario del Pd”, la definisce “la persona più capace in grado di seguire strategie per il futuro”, fra i candidati di Usa 2016. E aggiunge: “Mi sento più sicuro se alla Casa Bianca ci sarà una donna che possa condurre il mondo libero nella direzione attuale”, cioè in linea di continuità con Obama, tanto per non mancare di rispetto al presidente in carica che s’appresta a incontrare.

E con cui proprio di Libia dovrà parlare: gli Usa leggono la situazione soprattutto in chiave anti – terrorismo, per evitare il consolidamento sul territorio delle milizie jihadiste. E vogliono magari vedere il bluff italiano, dopo gli annunci all’Onu e in tutte le sedi di essere pronti a guidare una missione internazionale. Anche se ora, sulla soglia dello Studio Ovale,  Renzi ripete che la risposta agli attentati non sono i raid.

In attesa di ordini, i militari fanno i loro preparativi; e mettono le mani avanti. Lo riferisce, con molti dettagli, l’AdnKronos, citando “fonti qualificate”: in un contesto “tutt’altro che tranquillo” e “ancora molto confuso”, gli scontri in atto in territorio libico in queste ore fanno pensare che “i tempi non siano ancora maturi” per un intervento militare, pur nell’ambito d’una coalizione internazionale.

In ogni caso, la missione, se ci sarà, non coinvolgerà truppe sul terreno, almeno inizialmente. Più probabile, a breve, l’impiego di velivoli italiani in missioni multinazionali per contrastare l’espansione del sedicente Stato islamico nel Nord Africa e consolidare – con le bombe? - le istituzioni libiche.

Il comando aereo potrebbe avere stanza a Trapani, senza escludere l’installazione d’una base in territorio libico. Le missioni aeree italiane saranno assicurate da caccia Tornado e Amx, già schierati in Sicilia con comiti di sorveglianza dell’area. La ricognizione dall’alto potrebbe essere pure garantita dai droni, gli aerei senza pilota Predator.

L’appoggio navale potrà venire dalle unità già impegnate da mesi in operazioni nel Canale di Sicilia, Non si esclude l’impiego della Cavour, l’ammiraglia della flotta italiana, anche se l’utilità tattica appare relativa.

Solo se un governo libico riconosciuto dovesse poi chiedere un intervento internazionale, si potrebbe ipotizzare l’invio di un contingente di terra. Ma è un eventualità che non piace a nessuno.

Si progetta un comando terrestre a livello di divisione, con una task force di forze speciali e uomini del genio e delle trasmissioni, per un totale di circa 4/5mila militari – torna la cifra di 5mila uomini, più volte fatta a livello governativo e poi smentita-. Sul terreno dovrebbero operare un comando mobile di proiezione all’estero e paracadutisti della Folgore, marò del San Marco, gli incursori del Consubin e il reggimento d’assalto Col Moschin. Il meglio che abbiamo, per fare la guerra.

Nessun commento:

Posta un commento